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Un’avvincente indagine sulla morte di Majakovskij dall’autrice di Il bottone di Puskin.
Il 14 aprile del 1930, dopo aver vissuto per trentasei anni e dieci mesi da uomo, Vladimir МMajakovskij “morì da poeta” – suicidandosi. Così almeno decisero, dopo una frettolosa indagine, gli inquirenti. La notizia sgomentò la Russia e segnò la fine dell’epoca “vegetariana” (Nadežda Mandel’štam) della letteratura sovietica, che di lì a poco avrebbe pagato un sanguinoso tributo allo Stato totalitario. Già all’indomani della scomparsa di Majakovskij qualcuno dubitò – nel segreto dei diari – che si fosse trattato di suicidio. Dopo la fine dell’URSS e della censura, dopo la pubblicazione di importanti documenti, il dibattito su quella morte inattesa si è riaperto definitivamente. Serena Vitale ha analizzato quello che molti considerano un cold case usando gli strumenti della filologia e dell’intelligenza critica, consegnandoci un generoso, accorato ritratto di un grandissimo poeta e del suo tempo.
Slavista di fama internazionale, maestra di filologia, grande narratrice, Serena Vitale insegna Lingua e Letteratura Russa all’Università Cattolica di Milano. Tra i suoi libri ricordiamo Il bottone di Puskin (Adelphi, 1995) e A Mosca! A Mosca! (Mondadori, 2010).