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Quest'ultimo decennio ha visto la fertile attività di Mario Botta concentrarsi su una serie di occasioni pubbliche di grande importanza in contesti assai lontani tra loro - dal Giappone alla Bolivia, da Tel Aviv al Canton Ticino - e con tipologie funzionali differenti.
Il tema dell'edificio pubblico attraversa la ricerca del maestro ticinese e porta a una serie di interventi architettonici in cui valore simbolico e scelta progettuale giocano a più livelli, restituendo lavori originali e in forte simbiosi con il contesto e la sua storia. Queste undici architetture pubbliche, costruite dall'inizio degli anni Novanta a oggi, rappresentano una dichiarazione di poetica e insieme di evoluzione di una ricerca costante nel tempo, in cui un uso sapiente della geometria, il controllo del cantiere e dei materiali, una sottile lettura dei valori immanenti dell'architettura stessa, illustrano una nuova fase dell'architettura di Botta.
I saggi di Cesare De Seta, Benedetto Gravagnuolo, Cappellato, Werner Oechslin e dello stesso Botta, corredati delle immagini a colori e in bianco e nero di Pino Musi e delle illustrazioni dei modelli lignei documentano in maniera dettagliata le undici architetture che comprendono la nuova sinagoga di Tel Aviv, un monumento per La Paz, il museo Tinguley a Basilea, una galleria d'arte a Tokyo, il MOCA di San Francisco, la cattedrale di Evry, la chiesa di San Giovanni a Mogno, le due chiese parrocchiali di Pordenone e Sartirana di Merate, nonché il teatro mobile per il festeggiamento del Novecentesimo della Federazione Svizzera.