Aggiungi
Una decina di anni fa nello studio di Franco Guerzoni prende corpo una serie di lavori intitolati Impossibili restauri. Il titolo continua a interessare l’artista per almeno un biennio, incrociando l’emergenza di alcuni altri momenti e passaggi segnalati da denominazioni diverse, quali Epistola e poi, più nitidamente, Museo ideale. È da questi cicli che prende le mosse l’esposizione accompagnata da questo libro, che riporta a Milano Franco Guerzoni dopo un certo tempo. Non un’antologica, naturalmente, tracciato operativo a cui Guerzoni immancabilmente si sottrae, ma piuttosto una ricognizione nei cicli ultimi della ricerca, forse ancora non abbastanza condivisi e certamente meno commentati di altri. Frammenti esemplari di questo itinerario sono qui, al Museo del Novecento, in dialogo con alcune opere delle origini: quelle origini già per molti aspetti produttive e di certo ancora attive.
Martina Corgnati
Franco Guerzoni è nato nel 1948 a Modena, dove vive e lavora. All’inizio degli anni settanta usa la fotografia come strumento di rappresentazione; del 1972 sono i suoi Affreschi, del 1973 le Archeologie seguite dalle Antropologie, una ricerca legata agli aspetti della stratificazione culturale e all’idea di “antico” intesa come perdita.
Negli anni ottanta è impegnato nella realizzazione di grandi carte parietali che indagano l’idea di una geografia immaginaria, quali Carte di viaggio, Grotteschi e La parete dimenticata; alla fine del decennio lavora sulla superficie intesa come profondità. Presenta Decorazioni e rovine in una sala personale alla Biennale di Venezia del 1990. Da allora continua, attraverso grandi cicli di opere, la propria indagine personale sul tempo e sulla poetica della rovina, una specie di archeologia senza restauro. Nel 2006, in seguito al ritrovamento di un corpus di lavori realizzati attraverso il mezzo fotografico negli anni settanta, presenta alla GAM di Torino Paesaggi in polvere. Da allora alle sue ricerche si affianca una vera e propria attività di ricongiunzione e/o trasferimento, che dal dipinto si sposta sulla parete vera e propria: è il sogno – già perseguito in tentativi precedenti e indagine costante in tutto il suo lavoro – della creazione di una sorta di bassorilievo, un’idea di scultura lieve figlia della nuova attenzione al muro. La Parete dimenticata diviene quindi la reale sede privilegiata del suo lavoro più attuale.
Dal 09 Settembre 2020 al 14 Febbraio 2021
MILANO Museo del Novecento