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a cura di / edited by Elena Pontiggia
Il Catalogo ragionato delle sculture di Giancarlo Sangregorio (Milano, 1925 – Sesto Calende, 2013), voluto dalla Fondazione Sangregorio Giancarlo e curato da Elena Pontiggia, rappresenta la più completa pubblicazione sull’opera dello scultore. Comprende oltre 1000 immagini di opere realizzate dagli anni Quaranta fino al 2012 ed è introdotto da un lungo saggio di Elena Pontiggia che propone un’analisi dell’articolato percorso creativo di Sangregorio e ne mette in risalto il carattere internazionale dell’opera, risvegliando l’attenzione sulla figura dello scultore e sul ruolo che gli compete nel panorama della scultura italiana ed europea. Ordinato cronologicamente, il Catalogo ragionato è scandito dalle varie fasi che si riconoscono nel lavoro di Sangregorio a partire dalla prima stagione figurale degli anni Quaranta e Cinquanta, con una svolta in particolare sul finire degli anni Cinquanta; un lungo percorso creativo sempre aperto e in costante evoluzione problematica, mai irrigidito in schemi e formule dati. Come scrive lo stesso Sangregorio in una delle rare e preziose riflessioni, “mi sono sentito di eliminare il peso del pieno definitivo e di invadere con lo spazio l’interno stesso della struttura (...).
La drammaticità figurale che mi interessa dovrebbe poter scaturire all’origine, proprio da una nuova possibilità di struttura ‘con lo spazio’ la quale di volta in volta diventa il contenuto dei miei lavori”.
Il percorso prosegue attraverso i decenni, per arrivare agli anni Sessanta con le grandi pietre e i grandi legni, che segnano anche gli esordi di una monumentalità antifigurale, i primi incastri di materia organica e inorganica, di legni e di pietre, i due materiali più antichi e così amati da Sangregorio, trattati col taglio diretto. Una monumentalità che si sviluppa nell’accezione titanica e mitica a partire dagli anni Ottanta: è il caso di Itinerario nel vuoto del 1983, in marmo e lastre di cristallo, o di Longobarda del 1987-88, in travertino rosso di Persia, legno di thuja e di sequoia, o ancora di Uniti da un iroko del 1987, in marmo di Carrara e legno di iroko. Sono documentate le opere di esplicita raffigurazione mitologica, come il marmo di Cassandra del 1990-91, il Cavallo di Troia degli stessi anni, in legno, marmo e vetro (una creatura polimorfa dalle molte teste e molte zampe), i Naviganti, in legno di sequoia realizzato tra il 1990 e il 1997 o Serse e i greci del 1991. È in questo tema, quello del mito, che Sangregorio trova un punto di incontro creativo tra la sua idea di scultura come intuizione di una forma vitale nella materia e il pensiero magico-animista delle culture primitive.
Nel volume sono catalogate, insieme ai lavori più noti, anche numerose opere mai pubblicate in precedenza. A conclusione, una estesa biografia e una bibliografia completa in modo che il catalogo si ponga come strumento di lavoro e di consultazione utile a studiosi e ricercatori, ma anche ad appassionati e collezionisti, cercando di ricostruire le collocazioni nei musei, nelle raccolte private e negli spazi pubblici. La Fondazione Sangregorio, ha fortemente desiderato avviare il progetto di realizzazione del catalogo, per offrire un percorso esaustivo del corpus della scultura dell’artista, a partire dall’esperienza della precedente pubblicazione generale, che si ferma però al 1999. La Fondazione è stata creata in vita dallo stesso artista e oggi conserva e valorizza tutto il patrimonio e le collezioni, compresa un’importante raccolta di arti primitive.
Elena Pontiggia, storica dell’arte italiana, è titolare della cattedra di Storia dell’Arte contemporanea all’Accademia di Brera. Collabora come critico d’arte a giornali e riviste e dal 2011 scrive su “La Stampa”. Si occupa in particolare dell’arte italiana e internazionale fra le due guerre e del rapporto tra modernità e classicità. Si interessa agli scritti di poetica e ha pubblicato numerosi testi teorici degli artisti da Cézanne alle avanguardie, a Pollock. Nel 1996 ha vinto il premio “San Valentino d’oro” per la Storia dell’arte e nel 2009 il premio Carducci con Modernità e classicità. Il ritorno all’ordine in Europa dal dopoguerra agli Anni Trenta.