Personaggi nei caffè-concerto di Montmartre, nelle sale da ballo, nei postriboli, nel celebre Moulin Rouge, nei circhi, nei teatri, raccontati con caustica malinconia per mezzo di una pennellata rapida rivivono, in un vivido spaccato della vita parigina tra il 1880 e il 1900, nel catalogo della prima grande retrospettiva romana dedicata a Toulouse-Lautrec.
Oltre 180 opere tra dipinti, acquerelli, disegni, incisioni, litografie e manifesti testimoniano la profondità e complessità del percorso artistico e umano di Lautrec la cui opera, oggetto di accuse di superficialità e semplicistico richiamo delle masse, rivela invece una grande complessità.
Come spiega la curatrice Julia Frey nel suo saggio “Henri de Toulouse-Lautrec, come Vincent van Gogh del quale era amico, ha attirato l’interesse di molti, non soltanto in ragione della sua produzione artistica, ma anche per la sua storia personale. Egli fu non soltanto un aristocratico, fortemente legato a una famiglia eccentrica e ultraconservatrice ma un uomo che, affetto da un handicap fisico dovuto a una forma ereditaria di nanismo per la consanguineità dei genitori, scelse di vivere tra altri artisti, prostitute e fenomeni da baraccone che costituirono i suoi modelli per opere d’arte alquanto controverse. Lautrec è assurto a simbolo di un’intera epoca della storia francese, la Belle Époque, trasmettendo l’essenza e l’effervescenza della Parigi degli anni novanta del XIX secolo. Ammirare le opere di Lautrec equivale a visitare il suo mondo privato, un mondo di immagini e di personaggi contrastanti, costituito da aristocratici e clowns, sportivi e ballerine di cancan, di bordelli e cafés… Nei ritratti di persone e luoghi che lo hanno interessato e nel documentare le proprie attività quotidiane, Lautrec racconta due storie: la propria e quella della sua generazione.”
Con lui sbirciamo sordidi locali notturni, pigri risvegli, meccanicità di gesti quotidiani, clownesse dalle carni pallide e stropicciati boa di struzzo, grotteschi personaggi maschili e stanche ballerine. Toulouse-Lautrec ci racconta con sguardo acuto e indulgente, dell’evanescenza della bellezza, della fatica e della noia di lavandaie e prostitute, di vite difficili, di oscure solitudini celate dietro amari sorrisi, di profonde cupezze nascoste dai luccichii della ribalta, del disfacimento di corpi una volta floridi e invitanti.
Roma, Complesso del Vittoriano
11 ottobre 2003 – 8 febbraio 2004