Per conoscere a fondo Andrea Costa: dalle sue architetture ai suoi sofferti e sorprendenti disegni di cascinali.
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Il volume offre la possibilità di conoscere a fondo Andrea Costa e di stupirsi per i suoi progetti, disegnati rigorosamente a mano libera e al tecnigrafo, per le sue architetture, perlopiù concentrate nel territorio della sua Romano di Lombardia e per i suoi sofferti e sorprendenti disegni di cascinali. Un inventario parziale di un percorso intenso. Un percorso isolato, tra i più curiosi e vivaci del panorama bergamasco della fine del ventesimo secolo. Un percorso da studiare.
“Accingersi alla pubblicazione dei lavori di un architetto implica sempre porsi domande sulla reale necessità di un ulteriore libro di architettura all’interno dell’inflazionato panorama editoriale contemporaneo. Davanti alla indubbia statura di molti architetti che affollano il mondo mediatico, sorgono infatti legittimi dubbi sull’opportunità dell’opera che ci si appresta a promuovere. […] Il lavoro di Andrea Costa mi ha sempre interessato per la sua matrice razionale, unita alla notevole forza espressiva, sia plastica che cromatica. La scuola di impronta razionalista del Politecnico ha costretto il suo lavoro entro ferree concatenazioni compositive che lo rendono didascalico, permettendo a chiunque di apprezzare facilmente sia l’idea progettuale che il meccanismo di realizzazione dell’idea. L’Accademia di Brera gli ha consentito invece una padronanza dell’effetto scultoreo e figurativo dell’opera, che lo avvicinano al Le Corbusier architetto e artista. Con i pionieri dell’architettura moderna condivideva inoltre la passione per il proprio lavoro inteso come impegno civile. […] Attraversando quartieri una volta periferici, cresciuti attorno a cascine ancora esistenti, ho collegato quelli che per me, che già li conoscevo, erano ancora episodi edilizi autonomi, in un percorso organico. Ho osservato le cooperative, all’ombra di una vegetazione ormai ventennale. Ho accostato idealmente l’edificio realizzato dell’oratorio al progetto rimasto sulla carta del cinema, posti agli antipodi della stessa piazza comunale. Ho colto lo spazio unitario del capannone produttivo e delle residenze dei proprietari. Quasi che il testimone della bellezza degli spazi e delle forme cristallizzati nelle cascine, che tanto amava e cui aveva dedicato un album di disegni, dovesse essere passato all’architettura contemporanea come segno del vivere civile su questa terra. Attraversando i quartieri ormai densi di edifici contemporanei, a dir poco variegati, si riconoscono le architetture di Andrea Costa come le stazioni di un itinerario che spiccano per qualità e senso della costruzione.” Dal saggio "Per un’architettura civile" di Matteo Invernizzi
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