cura di Martina Corgnati e Flaminio Gualdoni Un omaggio al lavoro colto, raffinato e profondo di Cesare Peverelli, artista trait d’union fra mondi diversi: Parigi dove si trasferisce stabilmente nel 1957, e Milano dove continua esporre regolarmente dagli anni sessanta al duemila
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A un secolo dalla nascita di Cesare Peverelli (1922-2000), le opere collezionate da Antonio Boschi e Marieda Di Stefano permettono di ripercorrere gli anni della formazione del giovane artista e le tappe della sua evoluzione fino alla stagione della sua fortuna critica: le nature morte degli esordi e il ritratto della madre degli anni quaranta; i primi paesaggi figurativi e la loro progressiva trasformazione in spazi intensi e complessi, tracciati con rapidi segni gestuali e nervosi; i corpi inquietanti e dai colori accesi degli insetti, creature da incubo dalle cui forme prendono vita una figurazione e una narrativa nutrite di suggestioni letterarie e di interessi compositi nel clima del surrealismo; e infine i grandi mazzi di fiori dove i segni si infittiscono e aggrovigliano in cromie che esplodono gloriose sulla tela. Attraverso queste esperienze si definisce la figura di un artista dall’inesauribile curiosità, sperimentale e tecnica, che sfiorò in modo personale diverse correnti, senza tuttavia venirvi completamente assorbito, in una ricerca che non si è interrotta mai e non ha mai abdicato al proprio impegno fino alla fine.
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