Il rapporto degli individui con la storia e con il passato, la memoria e l’identità dei luoghi e le mutazioni che nel tempo possono subire specificano l’intera produzione artistica di Hrair Sarkissian (Damasco, 1973).
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“Utilizzo la fotografia per raccontare vicende che non sono immediatamente visibili in superficie”, dichiara l’artista introducendo il proprio lavoro. Vicende umane che una fotocamera analogica 4x5 in fase di ripresa e la stampa in medio e grande formato contribuiscono a rendere percepibili a quanti vogliono capire cosa si nasconde oltre il supporto cartaceo. Che siano reali o costruiti, gli scenari ripresi da Sarkissian sono comunque frutto dell’assemblaggio di più elementi combinati fra loro a comporre una ricerca incentrata sui temi dell’incertezza del futuro e di un’identità sociale, politica, religiosa e culturale da difendere e preservare. Hrair Sarkissian è nato a Damasco nel 1973 da una famiglia armena. Spinto dalla necessità di approfondire le proprie origini, intraprende numerosi viaggi in Armenia. Ciò che maggiormente lo colpisce è la profonda frattura tra l’immagine sicura e fiera della “Madre Armenia”, costruita nel tempo dalla retorica della diaspora, e la realtà di un paese impegnato a lottare per la sopravvivenza e a fare i conti con le rovine del sistema sovietico. A cavallo tra evocazione poetica e documentazione, i paesaggi descritti da Sarkissian sono deserti, come colpiti da una catastrofe naturale o da un disastro provocato dall’uomo, sospesi tra due differenti dimensioni. Sarkissian ha esposto le sue opere ai Rencontres d’Arles (2004), allo State Museum of Contemporary Art di Salonicco (2008), alla Biennale di Istanbul (2009).
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