Un’esemplare indagine storico-artistica, condotta con grande competenza e rigore metodologico.
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“Il più bel quadro del mondo” in realtà è un dipinto mutilo. Quando John Ruskin definì in questi termini le Due Dame di Vittore Carpaccio, l’opera era già stata tagliata. Il saggio ripercorre le tappe della complessa vicenda della tavola, dalla prima attestazione negli inventari manoscritti delle collezioni del “nobil homo” Teodoro Correr nel 1830, alla fortuita quanto fondamentale scoperta della parte superiore del dipinto a Roma nel 1944. Un’esemplare indagine storico-artistica, condotta con grande competenza e rigore metodologico.
Giandomenico Romanelli, veneziano, è dal 1979 direttore dei Musei civici della sua città e dal 2009 della omonima Fondazione. Dal 1978 al 1988 è stato professore di Storia dell’Architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. Ha poi insegnato Museologia e Storia del collezionismo nei corsi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali e Storia dell’arte medievale nel corso di Laurea in Scienze e Tecnologie per la conservazione e il restauro. È socio effettivo dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti.?
Vittore Carpaccio (1465 circa-1525/1526), veneto, è stato uno dei protagonisti della pittura italiana tra Quattro e Cinquecento. Sulle sue origini e sulla sua pittura si è molto indagato ma permangono alcune lacune soprattutto sulla sua giovinezza e la sua prima formazione. Tra i suoi dipinti più celebri i teleri per le Scuole di Sant’Orsola, di San Giorgio degli Schiavoni e di Santa Maria degli Albanesi.
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