Brescia: un anno importante

Un anno importante per Brescia: scopriamo come la città si è preparata al ruolo di Capitale della Cultura Italiana 2023 e come guarda al futuro.

LUCE DELLA MONTAGNA
VITTORIO SELLA, MARTÍN CHAMBI, ANSEL ADAMS, AXEL HÜTTE
FINO AL 25 GIUGNO 2023
MUSEO DI SANTA GIULIA
Abbiamo intervistato il Presidente di Brescia Musei Francesca Bazoli e il Direttore Stefano Karadjov

Brescia, insieme a Bergamo, quest’anno è Capitale Italiana della Cultura: qual è stato il percorso fatto da Brescia per raggiungere questo obiettivo?

Presidente Francesca Bazoli: La città ha organizzato al meglio questo grande appuntamento attraverso un processo di condivisione e di co-progettazione condotto dal professor Stefano Baia Curioni del centro Ask dell’Università Bocconi e che ha messo insieme in numerosi tavoli tematici le grandi istituzioni culturali come Fondazione Brescia Musei, gli operatori territoriali e il mondo associativo che anima diffusamente la cultura in città.
Questo è stato il modello che ha permesso una pluralità di proposte, tra le quali spiccano quelle organizzate da Fondazione Brescia Musei che complessivamente propone nell’arco dell’anno una dozzina di mostre di livello significativo, tutte inedite e scientificamente curate, alcune delle quali co-prodotte con SKIRA all’insegna di un rapporto di collaborazione che si allarga anche alle attività editoriali di Fondazione alla gestione dei nostri bookshop, un modello virtuoso che proprio in quest’anno della Capitale sta dando il meglio di sé.:

Quale spirito guida la città a ricoprire questo ruolo?

Direttore Stefano Karadjov: Sebbene la Capitale Italiana della Cultura sia stata assegnata a Brescia e Bergamo dal Ministero nel 2020 come elemento di riscatto e di rilancio dopo la pandemia, questo elemento non è stato per nulla deprimente il concetto di ricerca e programmazione. Infatti è stato sviluppato un dossier tematico dedicato alla Capitale che ha puntato sulla fragilità come forza, e quindi sulla capacità della cultura di far risorgere dalle ceneri come una fenice questi due territori martoriati, diventando in qualche modo un modello per l’Italia. Non a caso nella giornata internazionale dei musei, il 18 maggio del 2021, il presidente Mattarella inaugurò il nuovo allestimento dedicato alla Vittoria Alata di Brescia, il meraviglioso bronzo romano nel Capitolium del Museo Archeologico, quale segno ed eminenza plastica della capacità della cultura di creare aggregazione e motivare le comunità da un lato al senso di appartenenza, dall’altro alla ricerca della forza per ricompattare la civitas intorno a degli obbiettivi simbolici straordinari.

Quali sono gli appuntamenti più importanti dell’anno, quelli da non perdere?

Presidente Francesca Bazoli: Gli appuntamenti più importanti si dividono tra quelli temporanei, che durano quindi lo specchio di una stagione, e i grandi riallestimenti museali che Fondazione ha realizzato in questo biennio in vista della Capitale.

Partendo da questi ultimi, da fine gennaio è visitabile in Castello il nuovo Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia, fenomenale realizzazione di nuova museografia contemporanea che allarga la trattazione del risorgimento all’intero periodo tra la fine della Repubblica Veneziana (1797), e la Repubblica Italiana (1946), inquadrando il fenomeno risorgimentale bresciano nel più ampio spettro dei risorgimenti europei dell’Ottocento e del rinnovamento sociale, civile, culturale di cui in generale il secolo X° – IX° è stato emblematico.

È stata inoltre riallestita la sezione dell’Età romana del Museo di Santa Giulia all’insegna dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’immersività, per rendere l’esperienza archeologica davvero avvincente.

Quanto invece alle proposte espositive, la Fondazione Brescia Musei ha messo in campo insieme a SKIRA le due grandi mostre Miseria&Nobiltà. Giacomo Ceruti nell’Europa del Settecento a cura di Roberta D’Adda, Francesco Frangi e Alessandro Morandotti, e Luce della Montagna a cura di Filippo Maggia. (noi ne abbiamo parlato qui con i curatori)

Due mostre importantissime, una dedicata a riscoprire il grande artista Giacomo Ceruti in chiave di riformatore della pittura di genere pauperista e di interlocutore di primo piano a livello europeo della pittura della prima metà del Settecento.
La mostra Luce della Montagna, invece, permette di vivere l’esperienza dell’evoluzione della storia della fotografia dalla fine dell’Ottocento attraverso un grande viaggio delle esplorazioni delle Alpi, delle Ande, delle montagne rocciose e del Karakorum, testimoniando l’evoluzione estetica nella fotografia di reportage e raccontando anche degli ambienti montani che in gran parte oggi purtroppo, a causa dei cambiamenti climatici, non sono più come quanto è possibile vedere al Museo di Santa Giulia fino alla fine di giugno.

 

Vittorio Sella Monte Ushba al levare del sole dal monte Mesi ad ovest di Mazeri (Soanezia), 1890, gelatina bromuro d’argento. ©Fondazione Sella, Biella
Ansel Adams Mt. Goode From North, North Cascades National Park, Washington, 1958, gelatina ai sali d’argento. Courtesy Fondazione di Modena – FMAV Fondazione Modena Visive © The Ansel Adams Publishing Rights Trust

Che ruolo ricopre la fotografia, tema da sempre legato all’attività espositiva, nell’anno di Brescia Capitale Italiana della Cultura?

Direttore Stefano Karadjov: La grande fotografia per quest’anno è fondamentale nel programma della Capitale della Cultura, tanto che il Brescia Photo Festival che la Fondazione Brescia Musei produce in città con una dozzina di mostre e di eventi tra primavera ed estate, diffusi tra città e provincia, ha deciso di declinare il tema della rassegna proprio al concetto di Capitale. Capitale della fotografia, ma anche fotografia quale strumento per affrontare, come i linguaggi artistici della luce, i grandi temi suggeriti dalla Capitale Italiana della Cultura.
È in questo ambito, infatti, che all’interno del dossier La città natura è stata proposta la mostra Luce della Montagna, oppure nell’ambito del dossier I tesori nascosti la mostra di David LaChapelle per Giacomo Ceruti. Nomad in a Beautiful Land che propone l’inedita fotografia realizzata dall’artista americano intorno ai temi della marginazione sociale e allestita insieme al ciclo Jesus is my homeboy nelle sale della nostra Pinacoteca

Axel Hütte Monte Spinale, Italy, 2022, ditone. © Axel Hütte

“Luce della Montagna” è un’esperienza unica, “un viaggio nella storia della fotografia che diventa un modo per conoscere il mondo”: da dove è nata l’idea di questa mostra?

Presidente Francesca Bazoli: L’idea di questa mostra è nata dalla proposta del curatore Filippo Maggia, che ci ha accompagnati in un trittico espositivo iniziato con Alfred Seiland. IMPERIVM ROMANVM. Fotografie 2005-2020 e continuato con WESTON. Edward, Brett, Cole, Cara. Una dinastia di fotografi, nel momento in cui abbiamo ragionato su quale potesse essere il linguaggio fotografico più puro per testimoniare l’affinità tra la città di Brescia e il proprio ecosistema di maggiore riferimento, a nostro avviso quello montano.
Brescia è una città che include all’interno del proprio confine comunale una montagna, la Maddalena, ed è emissaria delle tre valli, Trompia Camonica e Sabbia. Storicamente vive dunque un rapporto fortissimo con la montagna e di questa montagna ha voluto infatti fare racconto.
La mostra Luce della Montagna presenta una sezione dedicata all’artista Axel Hütte, il fotografo tedesco a cui abbiamo chiesto di realizzare un portfolio inedito e originale dedicato alla nostra “montagna di casa”, acquisendo anche la nostra Fondazione tre opere dedicate all’Adamello e alla Presanella che andranno ad arricchire le collezioni civiche bresciane, testimonianza di un progetto che è particolarmente sentito.
Questa parte della mostra, forse era quella più innovativa, ci consente di legarci inscindibilmente a questo retroterra geografico, che è anche un retroterra culturale per i bresciani che si sentono nel loro intimo un popolo montano.

Martin Chambi Tristeza Andina, 1922-1925 circa, stampa fotografica da negativo originale ©Asociación Martín Chambi

Godiamoci il 2023 ma guardiamo avanti: quali progetti e obiettivi per il futuro?

Direttore Stefano Karadjov: Il vero obbiettivo di Fondazione Brescia Musei, e indirettamente quello della città di Brescia, è quello di riuscire a rendere Capitale della Cultura la città ogni anno e quindi acquisire grazie all’evento della Capitale un metodo di lavoro, potremmo dire una disciplina, che ci consenta di coltivare quello che sono le nostre progettualità culturali all’insegna di una sistematica ricerca della qualità nell’aggiornamento dei linguaggi espositivi, nella art dating dei temi all’attualità e ai contesti portati dagli eventi che ci circondano e infine dall’identità del patrimonio bresciano che deve svettare a livello internazionale attraverso dei progetti editoriali e scientifici di tipo espositivo che raccolgano i nostri grandi campioni locali, siano essi degli artisti come Ceruti, Moretto, Romanino o dei periodi storici, come quello dell’Età romana o dei Longobardi, particolarmente importanti per la nostra comunità da portare all’attenzione internazionale con linguaggi aggiornati, comunicativamente parlanti secondo l’esempio che abbiamo messo in campo quest’anno allestendo da luglio a novembre del 2023 la mostra di Giacomo Ceruti anche al Getty Center di Los Angeles.



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