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Alla fine degli anni sessanta la rivolta era nell’aria… e nelle strade.
Attraverso la musica, la moda, il design e i protagonisti di quella rivoluzione, Revolution dimostra come le idee che caratterizzano la società contemporanea – ambientalismo, consumismo, individualismo e comunicazione di massa – siano nate negli anni sessanta e ci domanda: dove stiamo andando?
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Sono tre le Rivoluzioni essenziali della Storia.
La Rivoluzione Francese, quella Russa e la cosiddetta British Invasion degli anni della Swinging London. Da allora, il mondo è cambiato, nella Società, nel Costume, nella Musica, nelle Arti, nella Cultura.
Dai Beatles alle svisate della Fender Stratocaster di Jimi Hendrix: un viaggio nel tempo nella Londra del Mito.
Una produzione MondoMostre Skira
Il titolo, che non potevamo che mantenere in lingua originale, è la prima strofa del pezzo dei Beatles “Revolution” (1968, non a caso ...) cui è stato aggiunto un punto di domanda. E la risposta è: si. La volevamo la Rivoluzione e c’è stata. Non esiste epoca più raccontata, sviscerata, analizzata e soprattutto celebrata dei tardi anni ’60. Ci sono molti decenni percepiti da chi non li ha vissuti come “epoche d’oro” (la Belle époque, gli anni ’20), ma l’immaginario lasciato da quella manciata di anni che vanno dal 1966 al 1970, le opere e i cambiamenti sociali penetrati nella vita delle persone sono tali che persino chi l’ha vissuta arriva a raccontarla con un senso di meraviglia.
La fine degli anni Sessanta è stato infatti un periodo di grande turbolenza e rapidi cambiamenti sociali e politici. You Say You Want a Revolution? esamina quel momento in cui la cultura giovanile ha guidato un idealismo ottimista mettendo in discussione le strutture di potere stabilite in ogni ambito della società. Pubblicato in occasione della tappa italiana dell’esposizione inaugurata lo scorso autunno al Victoria and Albert Museum di Londra, il volume mostra come molte delle tematiche che dominano il discorso contemporaneo (l’ambientalismo, la globalizzazione, l’individualismo o la comunicazione di massa) hanno radici che possono essere riconducibili agli anni Sessanta. Ovvero, “come le rivoluzioni finite o non finite degli ultimi anni Sessanta hanno cambiato il modo in cui viviamo oggi e il modo di pensare il futuro?” Un affascinante e coinvolgente viaggio nel tempo che permette di vivere, o rivivere, lo shock di quegli anni, brevi, ma luminosi, fragorosi e intensi, e la loro iconografia spettacolare e raffinatissima.
Victoria Broackes e Geoffrey Marsh sono curatori del dipartimento del Teatro e dello Spettacolo del Victoria and Albert Museum, di Londra. Hanno realizzato numerose mostre itineranti di successo, tra cui Pink Floyd. Their mortal remains e David Bowie Is. Barry Miles, Guru incontrastato del ventennio ’60-’70, ci accompagna con i suoi colleghi saggisti attraverso questa età dell'oro entrando nel profondo della sua irripetibile magia.
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