Da Sant’Elia a Rossi, in tre libri Roberto Gargiani traccia la storia del calcestruzzo nell’architettura italiana
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Le varie contaminazioni dell’ossatura sperimentate negli anni dopola fine del conflitto bellico non fugano il dubbio che l’architetturaitaliana abbia intrapreso una generosa discesa nei territori dellacultura tecnica e figurativa locale, artigiana e popolare, al fine diespiare la collisione prodottasi tra il razionalismo e il fascismo.Dopo che il razionalismo “retorico” ha subito il processo di redenzioneall’insegna di un realismo costruttivo e locale, all’inizio deglianni sessanta si assiste all’inattesa rinascita di alcune sue formeoriginarie che tutti ritenevano scomparse e relegate nelle paginedei libri di storia di Zevi e Benevolo. Il riapparire di quelle formeattraversa la fase del giudizio critico di coloro che si erano allontanatida quelle origini perché compromesse con il regime. In certicasi il giudizio arriva ad attribuire un carattere fascista alla nuovarazionalità, non cogliendo il moto ideale che sospinge gli autori diquella sorprendente mossa del cavallo da cui prende il via l’ultimafase novecentesca delle vicende del razionalismo italiano, quelladel “razionalismo esaltato”. Soltanto un’assunzione critica del razionalismo,meditata in termini storici, critici e poetici, consente aGiorgio Grassi e Aldo Rossi di procedere oltre i vari realismi costruttivie di inoltrarsi in quell’ultima fase.
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