Vent’anni di attività dell’architetto e designer nella prima monografia a lui dedicata.
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Nei lavori dell’architetto e designer di origini biellesi Federico Delrosso (1964), c’è un costante passaggio di testimone fra ieri e oggi che, lungi dall’essere nostalgico o citazionista, rende tutto presente e attuale. Non ha riferimenti precisi, sarebbero limitativi per un’inclinazione inquieta e curiosa come la sua. Eppure nel suo percorso progettuale è facile ritrovare gli insegnamenti dei modernisti – Gio Ponti, Ernesto Nathan Rogers e Le Corbusier in testa – che intesero l’architetto come progettista “dal cucchiaio alla città” e che posero un accento costante sull’indagine dello spazio, ereditato poi da Richard Meier. Così come nella ricerca del disegno di un’unica superficie continua, e nel dialogo costante fra interno ed esterno, è altrettanto facile leggere gli studi sul nastro di August Ferdinand Moebius. Rispettoso dei contesti circostanti, naturali o urbani, e dello “spirito dei luoghi”, Delrosso mira a includerne la realtà e il valore reale con chiarezza etica ed espressiva: la base di un sentire organico attuale da ricercare più che nello stile, nei presupposti. Questa prima monografia arriva a compimento di un ciclo segnato da progetti di architetture per residenze private e commerciali, di interior e di design realizzate negli ultimi venti anni.
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